Sull’articolo di Alessandro Baricco dedicato alle élite. Com’è lontano dalla realtà!

La teoria delle élite ha avuto una fase classica con autori come Mosca, Pareto, Michels, Ferrero e altri. Qual era l’assunto fondamentale di questi interpreti? Che in tutte le società nasce una élite, cioè un gruppo di persone che interpretando i bisogni e i valori collettivi trae da ciò una posizione sociale privilegiata.

Alcuni contributi attuali trasformano la tradizionale teoria delle élite in una critica radicale di queste, nel senso che le classi dirigenti di oggi non avrebbero interpretato i bisogni delle masse  e di conseguenza queste ultime  pensano di poter operare senza di esse.

Un articolo di Alessandro Baricco apparso su La Repubblica di venerdì 11 gennaio 2019 col titolo “E ora le élite si mettano in gioco” propone tale contestazione nel modo seguente: l’uomo nuovo abbatte il sapere delle élite che perciò rimangono escluse dai processi di cambiamento del nostro tempo. Mi riferirò a questo articolo per analizzare le idee che vi sono contenute. Baricco le espone fin dalle prime righe: “Dunque, riassumendo, è andato in pezzi un certo patto tra le élite e la gente di adesso, la gente ha deciso di fare da sola. Non è proprio un’ insurrezione, non ancora. E’ una sequenza implacabile di impuntature, di mosse impreviste, di apparenti deviazioni dal buon senso se non dalla razionalità. Ossessivamente la gente continua a mandare, votando e scendendo in strada, un messaggio molto chiaro e vuole che si scriva nella Storia che le élite hanno fallito e se ne devono andare.” Secondo Baricco esse sono formate da medici, insegnanti universitari,  sindaci delle città, dirigenti d’azienda, broker, giornalisti, molti artisti di successo, molti preti, molti politici, quelli che “stanno nei consigli di amministrazione” e una buona parte di quelli che agli stadi vanno in tribuna, tutti coloro che hanno più di 500 libri in casa, ecc.

Queste affermazioni di Baricco mi trovano d’accordo per quanto riguarda i politici, ma non gli altri soggetti sociali indicati dall’autore. Se si esamina il quadro complessivo della situazione bisogna ammettere che gli argomenti addotti da Baricco sono sbagliati e tendenziosi. Vedremo perché. Al di fuori del rapporto con i politici, che è effettivamente molto critico, quello della “gente” con i soggetti elencati da Baricco, attualmente, non è affatto di contrasto, ma anzi di rispetto e talvolta di ammirazione.

I medici: dove vede Baricco l’antinomia di questa categoria rispetto alla “gente”? Sono gli applicatori dell’evidente avanzamento della medicina nella lotta contro le malattie, perché la gente dovrebbe disprezzarli? Quando qualcuno si ammala va dal medico, non dallo stregone e questo mi sembra un atteggiamento opposto rispetto a quello narrato da Baricco.

I docenti universitari: dove constata l’autore la contrapposizione rispetto alla gente? Le università col postindustriale sono diventate centri di ricerca scientifica, necessaria per una produzione competitiva. Come possono essere invisi al pubblico coloro che, bene o male,  le fanno funzionare?  E quali sono i casi in cui tale ostilità si sarebbe manifestata?

Gli ingegneri: sono oggi molto importanti. Si tratta delle persone che, insieme con gli astrofisici, hanno portato l’uomo sulla luna e lanciato la sonda Insight su Marte; che costruiscono edifici e manufatti che distinguono il XX secolo da tutti i precedenti. Come li possiamo considerare invisi alla gente? Lo stesso si dica per gli architetti, i migliori dei quali sono addirittura chiamati “archistar” per sottolineare la loro eccellenza.

I giornalisti: il pubblico pensa davvero che siano un elemento negativo nella società odierna o invece un tramite provvidenziale verso le notizie che contano?

I manager e dirigenti d’azienda: come potrebbero le grandi e  medie imprese funzionare senza la guida di tali soggetti che ne curano l’amministrazione e le strategie?

Non voglio parlare dei sindaci delle città e di coloro che possiedono più di 500 libri perché l’arbitrarietà di queste indicazioni è troppo evidente.

Ma l’errore in cui è caduto Baricco è plateale quando si consideri il rapporto del pubblico con gli autori di canzoni popolari, i cantautori, i cantanti, i direttori d’orchestra, i calciatori, i migliori sportivi e simili. Come si spiegherebbero i concerti di massa e le partite alla quale assistono migliaia di persone se non ci fosse un rapporto di simpatia tra il pubblico e questi personaggi?

Quanto sostiene Baricco è dunque contraddetto dalla realtà. E’ pericoloso affidarsi a un’ ipotesi ideale quando si parla d’ un fenomeno sociale, occorre stare ai fatti. Questi ultimi danno torto a Baricco, all’infuori, come già detto, del rapporto tra la “gente” e la politica. Perché i politici non sono stati sempre in grado di affrontare i problemi, né corretti e onesti, e perché non è ancora stato trovato un nuovo modo far funzionare la democrazia. Tale istituzione sta cercando altre forme, altri equilibri, una maggiore partecipazione dei cittadini. Certo è ancora tra tutte le modalità di gestione della società la migliore. Ma ogni proposta di miglioramento presenta grosse difficoltà. Perciò i politici sono più esposti ad errori, sbandamenti e deviazioni degli altri membri della cosiddetta élite.

Baricco adduce come argomento delle sue tesi anche l’Unione Europea. Ma chi può affermare che ciò che i popoli del vecchio continente hanno realizzato sia tutto da disprezzare? In fin dei conti oggi in Europa si vive meglio che altrove. E ciò prova che  l’Unione Europea ha già ottenuto qualcosa di buono.

Costruita su tali presupposti la teoria antielitaria di Baricco non sta in piedi, e il suo appello a un miglioramento radicale del comportamento delle attuali élite appare retorica. I fatti dicono che i passi in avanti della condizione umana sono sempre faticosi, ma in ogni caso appaiono in gran parte dovuti proprio alle élite. L’enorme avanzamento della conoscenza che si è realizzato dopo il secondo conflitto mondiale è dovuto appunto a quei gruppi umani che Baricco chiama élite, i quali restano tuttora una promessa di ulteriori sviluppi culturali e sociali.

Gennaio 2019.