COMMENTO AL LIBRO: ECONOMIA FONDAMENTALE L’INFRASTRUTTURA DELLA VITA QUOTIDIANA, Giulio Einaudi Editore, 2019. Autori del volume: Collettivo dell’Economia Fondamentale: Mick Moran, Karel Williams, assistiti da Julie Froud, Sukhdev Johal e Angelo Salento

“Nel 2013 abbiamo proposto l’idea di un’economia fondamentale legata alla produzione dei beni e servizi indispensabile al benessere generale, come l’edilizia residenziale, l’istruzione, l’assistenza all’infanzia e agli anziani, la sanità, la fornitura di beni e servizi essenziali come l’acqua, il gas, l’energia, le fognature e le reti telefoniche.” (pag. 26).

Con riferimento all’Europa, l’economia fondamentale – osservano gli autori – si snoda in tre momenti. Il primo ha avuto corso nella seconda metà del XIX secolo ed è stato incentrato sulla distribuzione del gas e dell’acqua, oltre che sul miglioramento del trasporto pubblico e delle abitazioni. Il secondo si è attuato nei tre decenni che seguono la seconda guerra mondiale (il sostegno dei redditi, l’assistenza sociale e sanitaria gratuita, l’istruzione universale). Il terzo è quello che segue, negli anni ’80, l’introduzione delle politiche neoliberiste con orientamenti volti soprattutto  agli sgravi fiscali, al mercato e all’arricchimento individuale.

Nei trent’anni successivi agli anni ’80, dicono gli autori, una parte rilevante dell’economia fondamentale è stata privatizzata. Ciò ha provocato l’arresto dell’espansione dei servizi rientranti, appunto, in quel tipo di economia.  La crisi economica del 2008 ha aggravato la distruzione di tale economia. La corsa europea alle privatizzazioni e l’idea diffusa che bisogna ricavare il massimo profitto a breve termine, hanno inciso ulteriormente sul processo di abbattimento dell’economia fondamentale.

Si pone perciò, per gli autori,  il problema: come ripristinarla, come riavviare il cammino verso un sistema economico che gli autori stessi chiamano “morale”. “Opporsi alla corrosione dell’economia fondamentale messa in atto nel corso dell’ultima generazione non significa soltanto … resistere a modelli finanziari predatori e inadeguati. Significa anche ricollocare l’economia in una cornice di vincoli e di ambizioni sociali.” (pp. 99-100).

Il grande problema è dunque trovare il modo di riportare in primo piano tale economia umiliata dal sistema attuale. In particolare, per quanto riguarda l’Europa “non è sufficiente avere un reddito. C’è bisogno di un’abitazione dignitosa, per condurre una vita soddisfacente, con reti di connessione sviluppate, per un contesto popolato di parchi, biblioteche, sistemi di trasporto. L’abitazione è essenziale a prescindere dal reddito, e non si possono adeguare i sistemi e le reti di connessione solo distribuendo agli individui un reddito destinato ai consumi dei singoli.” (pag. 150).

Si tratta evidentemente di una presa di posizione contro il neoliberismo. Sembra di capire che la proposta degli autori è di reinventare i sistemi di tassazione dato che gli stati stanno esaurendo i fondi con cui finanziano i servizi previdenziali e gli investimenti che gravano sui medesimi e perciò non hanno la possibilità di intervenire in questo campo. Gli autori propongono in definitiva per tale fine di ripristinare le imposte fondiarie e le tasse di successione.

Sembra inevitabile pensare che una proposta come questa produrrà accanite discussioni. Si tratta in fondo di una critica, ripetiamo, al sistema neo liberista che domina l’occidente dagli anni ’80. Non è impossibile che una simile tematica si presenti tra le prime in Europa dopo le elezioni europee del maggio 2019. Gli autori hanno introdotto meritoriamente una tematica che prevedibilmente verrà dibattuta a fondo nei prossimi anni.

Maggio 2019