Commento al saggio di ALAINE TOURAINE IN DIFESA DELLA MODERNITA’ Raffaello Cortina Editore, 2019

Quest’opera di Alaine Touraine, ben noto sociologo francese, presenta alcune caratteristiche inconfondibili. E’ un consuntivo dell’iter professionale dell’autore, che dichiara essere questa la sua ultima opera, si profonde in ringraziamenti rivolti a studiosi e collaboratori di ogni parte del mondo (“che hanno condiviso i miei interrogativi e sono rimasti convinti delle mie risposte” pag. 29), e nell’introduzione generale annuncia subito il locus di fondo identificato col termine “creatività”.

Questo tema conduce l’autore a individuare il tipo di società ch’egli vede dinnanzi a noi, da lui definita ipermoderna, in quanto categoria scalarmente superiore alla precedente definita postmoderna. “La società ipermoderna a differenza di quelle che l’hanno preceduta, produce prima di tutto creatività” (pag. 19). La creatività è dunque l’argomento principale dell’opera e – scrive l’autore – “possiamo affermare che il XXI secolo sarà quello dello scontro tra la soggettivizzazione e la desoggettivizzazione” (pag. 20). Segue una prima conclusione: “L’idea di modernità non è affidata al mondo delle macchine, è affidata a noi come creatori e liberatori di noi stressi” (pag.20). Poi prosegue “In questo libro sosterrò che è la coscienza <<piena, intera e soprattutto diretta>> della creatività umana a costituire il perno centrale dell’azione nelle società ipermoderne. In esse gli attori non solo non sono governati dalla ricerca dell’utilità individuale o collettiva, ma sono pienamente coscienti della propria creatività. Se per tanto tempo abbiamo imparato a difendere l’educazione come socializzazione, cioè come preparazione a ricoprire ruoli indispensabili alla vita sociale, ora è la creatività, rafforzata da un crescente individualismo, a indurre gli attori a decidere le finalità dei loro comportamenti,” (pag. 26) .

La conclusione di tutto il discorso è la seguente: “La modernità è il passaggio dalla legge di Dio o della natura alla legge umana cosciente della propria capacità e volontà di autocreazione, di autotrasformazione e di autodistruzione” (pag.41). In capo a tale itinerario concettuale  l’autore si dichiara avversario di ogni concezione deterministica, di tipo economico o politico e di ogni soggezione alle tecnologie e alla stessa scienza se fattore deterministico e cogente.

Un rilievo critico particolare assegna Touraine agli attori della società ipermoderna, coloro cioè che a suo parere la rendono possibile. Alla base di questa ricerca sta la costruzione d’un nuovo soggetto umano. E’ un soggetto che non dipende dall’economia, come accadeva nella società industriale, ma prende atto dell’interdipendenza tra problemi economici, sociali e problemi internazionali, nonché della vita individuale. L’autore dà atto tuttavia che questo passaggio è difficile e ancora concretamente non attuato. Esso starebbe avvenendo passando attraverso alcuni canali di  azione sociale: la fine dell’imperialismo occidentale in particolare del colonialismo, la fine dell’omofobia sessuale, l’affermazione della parità uomo donna, l’apparizione di movimenti che sostengono le nuove finalità. L’autore alla fine si dichiara cosciente delle difficoltà che presenta il passaggio da una società postindustriale ad una società ipermoderna, ma esprime ottimismo sull’argomento. Tende però a far scivolare il discorso su ciò che accade nella società francese dove appare una figura nuova, quella di Emmanuel Macron e la sua azione politica. Questo strano ripiegamento sulla situazione politica francese, ad avviso di chi scrive, banalizza l’analisi di Touraine, e comunque lascia insoluto il problema: come avverrà il passaggio tra la vecchia società e la nuova? Scrive l’autore “sono l’accettazione della nuova modernità e la rottura effettiva rispetto ai vecchi attori della società industriale a dover aprire la strada alla creazione di nuovi “attori””. (pag. 285).

Mi sembra innegabile che le conclusioni a cui giunge Touraine siano incerte e problematiche. Come spesso accade un eccesso di teoria ostacola lo sforzo mentale dell’autore che alla fine si rivela utopistico.

Osservo in particolare che Touraine non include, nel processo di trasformazione, l’esito che potrà avere il duro confronto tra USA e Cina. La lacuna in cui egli cade è indubbiamente pericolosa. Solo l’occidente infatti sembra inclinato, attraverso la tutela dei diritti soggettivi e la libertà di critica,  verso una società ipermoderna, quale l’autore descrive. La Cina per ora non mostra segni d’un passaggio a questo tipo di società. E tale fatto rischia di vanificare tutte le progressioni del mondo verso la società ipermoderna. E’ difficile, infatti, che quest’ultima possa aver luogo se una parte cospicua dell’assetto mondiale mantiene la vecchia forma, cioè in concreto quella della società industriale o postindustriale.

Luglio 2019