Qual è la tesi di fondo del saggio di Molinari? Che è in atto una nuova guerra fredda, promossa dalla Russia di Putin e dalla Cina di Xi Jinping contro l’occidente, basata sulla convinzione che i rispettivi regimi siano superiori alle democrazie occidentali e con l’intento di disgregare la NATO e più in generale il sistema politico dell’occidente.
Di fronte a questa sfida, dice Molinari, l’occidente appare pavido e inerte. Il campo di battaglia dove la sfida si attua è sostanzialmente l’Europa.
Spetta perciò all’Unione Europea guidare gli stati che la compongono nel rispondere alla sfida la quale mira a farla implodere, delegittimando la democrazia parlamentare, spingendo le popolazioni a cercare soluzioni ai loro problemi in modelli politici alternativi animati da stimoli autocratici e autoritari.
La tesi del saggio di Molinari è certamente fondata, ma presenta alcune incongruenze. Mettere sullo stesso piano la politica della Russia di Putin e della Cina attuale a mio parere non è corretto perché non vi è alcuna convergenza tra le due posizioni. La minaccia reale viene dalla Cina, l’unica potenza che può mettere in pericolo il sistema occidentale. Molinari descrive il disegno di Xi e proprio dai principi di questo deriva la dimostrazione che il vero antagonista dell’occidente è la Cina stessa.
In cosa consiste tale disegno? In estrema sintesi, nel penetrare all’interno dell’occidente conquistando spazi ai danni degli USA per poterli sostituire come potenza dominante. Il Presidente Tramp si è contrapposto a tale disegno con la politica dei dazi la cui efficacia è tuttavia posta da molti in discussione.
L’Unione Europea, scrive Molinari, è stretta nella morsa della sfida convergente dei populisti, sul fronte interno, delle grandi potenze rivali su quello esterno.
Rampini giunge nel suo saggio a conclusioni analoghe a quelle di Molinari sulla seconda guerra fredda anche se non concorda sulle conclusioni. Molinari, infatti, sembra convinto che il conflitto tra la Russia e l’occidente possa essere composto attraverso accordi territoriali e d’influenza circa la posizione dell’Ucraina rispetto alla Russia e della rispettiva influenza di Stati Uniti e Russia sulla Siria. Non altrettanto Rampini.
Per entrambi gli autori il secondo conflitto, cioè della Cina contro gli USA e l’Europa, non permette allo stato delle cose alcuna risposta. L’esito della competizione dipende infatti in larga misura dalla capacità di sviluppo scientifico e tecnologico dei due contesti nel giro di un periodo di almeno vent’anni. Così sembra pensarla in particolare Rampini. Questo sviluppo reciproco non è attualmente prevedibile se non per intuizioni anche se Rampini dice di aver constatato come giornalista i rapidissimi progressi, soprattutto tecnologici, della potenza asiatica.
La seconda guerra fredda per quanto riguarda il rapporto tra Stati Uniti e Cina dipende da una serie di fattori attualmente non prevedibili con sicurezza anche se in qualche modo immaginabili.
La risposta sul trema quando finirà la competizione tra Stati Uniti e Cina e come finirà è dunque prematura. Essa dipenderà da molti fattori fra cui la rielezione o meno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.
Rampini prevede uno scontro frontale tra due concezioni politiche ed economiche. I termini reali di questo scontro sono, dice Rampini, intuibili ma non prevedibili concretamente.
La soluzione della guerra fredda tra i due contesti è quindi rimessa a ciò che accadrà in concreto. Quello che possiamo dire è che lo scontro è destinato a durare e ad approfondirsi e la sua conclusione è lontana dalla prevedibilità attuale.
Novembre 2019