Nord Est e prospettive

Nord Est e prospettive. Il punto di svolta – Articolo apparso sul Corriere del Veneto il 16 novembre 2004

Ho assistito al meeting sul Nord-est (<<Gli industriali alla prova del fare squadra>>) coordinato da Alessandra Carini il 12 novembre 2004 a Padova (Hotel Plaza), e vorrei esporre alcune impressioni che ne ho ricevuto – secondo la progressione seguente: 1) Tra le variabili che ineriscono alla crisi del Nord-est, una è rimasta lontana dal dibattito, la “conoscenza scientifica”. Dei nove partecipanti uno solo – Riccardo Illy – l’ha richiamata esplicitamente, sottolineando l’esigenza che l’impresa si adegui alla “società della conoscenza”. Su questo tema – la cui centralità è evidente – nessun altro relatore ha speso parola, se non indirettamente, mediante accenni alla necessità di salvaguardare le risorse umane (interventi di Andrea Tomat e Carlo Fratta Pasini); 2) Di conseguenza, la tematica della “Ricerca”, del come farla, del come finanziarla, è rimasta fuori dal dibattito, se si fa eccezione per l’esortazione di Massimo Calearo agli imprenditori perchè investano i loro soldi nel miglioramento dell’azienda anziché “comprarsi la casa a Cortina”. Uguale oblio sulla creazione di “Centri di ricerca” finanziati dalle imprese, senza aspettarsi soldi da enti pubblici. Eppure era proprio questo uno dei campi in cui era più necessario insistere e fare squadra; 3) Altro settore rimasto extra moenia: le difficoltà che devono essere fronteggiate da settori industriali specifici, e i rimedi conseguenti. Per esempio l’oreficeria, l’industria delle pelli, le scarpe, gli occhiali, il turismo ecc.. L’insufficienza delle autostrade e dei servizi (intervento di Cinzia Palazzetti) è risultato a chi ascoltava più importante di quanto fosse l’individuazione dei settori industriali in difficoltà; 4) Esili indicazioni sulle caratteristiche che dovrà assumere la figura imprenditoriale nel prossimo futuro. Le nuove idee su questo tema sono state, per così dire, circoscritte al “diritto dell’imprenditore di guadagnare più che può” (intervento dell’on. Maurizio Sacconi). Ma l’ovvio non fa novità. Occorreva dire se l’imprenditore del Nord-est ha o no – oggi – chances concrete di costruire qualcosa d’innovativo, di dare cioè un contributo allo scottante tema della competitività – specie di fronte ai sistemi economici emergenti, come la Cina e l’India; 5) L’impressione ricavabile dall’incontro è che vi siano pochi imprenditori illuminati che si rendono conto della delicatezza del momento (specie dinanzi alla sfida cinese); la maggioranza discute di fattori già recepiti dal tessuto economico, come la delocalizzazione, l’economia assistita, l’aiuto da parte delle banche, la critica alle burocrazie, l’incombente influenza dei media: in altre parole non arriva al clou dell’empasse odierna.

E’ conseguenziale che si punti sull’imprenditore illuminato per scuotere un insieme di attori economici di statura qualitativamente inferiore al loro peso sociale. Se – per ora – il sistema non coglie i problemi di fondo, siano benedetti i pochi che hanno compreso essere la commerciabilità dei prodotti legata, ormai, all’eccellenza e novità di questi, e dunque alla ricerca scientifica e alle idee che nei fatti rendono possibile l’aumento del livello.

Con questo non deve venir meno l’ottimismo – ma i successi verranno solo se l’arretratezza che dorme sugli allori sarà messa da parte.

Leave a Comment

Name *

Email

Website