Commento al saggio LA FARFALLA E LA CRISALIDE La nascita della scienza sperimentale di Edoardo Boncinelli di Gian Paolo Prandstraller

Il saggio che mi accingo a commentare  individua ed esamina due fasi del tentativo umano di conoscere la realtà. La prima è rappresentata dalla filosofia, la seconda dalla scienza sperimentale.

La domanda alla quale le due discipline hanno cercato di rispondere è la seguente: com’è fatta la realtà? La filosofia ha tentato di offrire una risposta attraverso intuizioni soggettive prive di prova, la seconda ha introdotto l’obbligo di provare con argomenti validi ciò che si afferma, ed ha rifiutato il metodo olistico della filosofia, cioè di spiegare il mondo in modo unitario e totalizzante con una proposizione inventata da un filosofo. Secondo l’autore l’inizio della scienza va posto nel 1600 ed è riconducibile a due protagonisti ben conosciuti, Galileo Galilei e Francesco Bacone.

Condivido l’assunto centrale del saggio, che vi è stato, quando è emersa la scienza sperimentale, un salto di qualità nel tentativo di conoscere la realtà. Questo salto ha fatto sì che la filosofia abbia perso il privilegio d’essere il mezzo cognitivo essenziale, perché la scienza ha dimostrato la sua superiorità appunto come metodo  più valido ed efficace, soprattutto per migliorare la condizione umana.

Nel riassumere l’ itinerario ricordato l’autore parte dalla filosofia dei primi pensatori, Talete, Anassimene, Anassimandro sottolinea il peso che ha avuto Aristotele nel portare a maturità le acquisizioni della filosofia, in particolare con i binomi causa/effetto e potenza/atto che saranno importanti anche per la scienza. Passa poi ai grandi filosofi del medioevo come Agostino di Ippona e Tommaso d’Acquino, per arrivare agli interpreti del pensiero rinascimentale come Nicola Cusano, Marsilio Ficino, Lorenzo Valla, Bernardino Telesio, Pico della Mirandola che “hanno contribuito ad agitare le acque della conoscenza filosofica del loro tempo”. In tutte queste esperienze fu centrale il ruolo della filosofia.

“Nella sua poderosa opera The invention of science, Donald Wootton è più esplicito sui limiti temporali di tale evento” . “La scienza moderna sarebbe stata inventata tra il 1572, quando Tycho Brahe  vide una nova, cioè una nuova stella nel firmamento, e il  1704 quando Newton pubblicò la sua ottica che dimostrava come la luce bianca sia composta da tutti i colori dell’arcobaleno”. A mio parere la datazione dell’avvio del nuovo metodo è in fondo un dato secondario. L’importante è capire in cosa consisteva.

La base del metodo  era costituita dall’osservazione, aiutata dalla matematica,  considerata da allora come un sostegno fondamentale per la scienza. L’ approccio innovativo è stato sostenuto dall’esperimento, cioè dalla riproduzione in laboratorio dei fenomeni naturali. Si constata di seguito un’evoluzione storica della scienza. Uno degli snodi fondamentali del pensiero scientifico è la meccanica quantistica derivata dalla scoperta di Planck all’inizio del secolo XX. Questa disciplina rivela che l’energia viene emessa in pacchetti e non a caso. I problemi suscitati dalla meccanica quantistica sono molti, tutti orientati contro la concezione olistica della realtà, che la meccanica quantistica vede come scorrente, mutevole, mai definitiva. Siffatta concezione sostituisce il concetto di “probabilità” a quello di certezza,  fondamentale nella  fisica classica. Nel XX secolo, sostiene Boncinelli, si nota questa rivoluzione. A mio avviso, soprattutto nella seconda parte di quel secolo, quando si fanno largo nella cultura tre discipline fondamentali, la meccanica quantistica appunto, la termodinamica e la cosmologia. In conclusione il pensiero filosofico viene superato nel secolo XX dai continui successi del pensiero scientifico fino ai nostri tempi.

Nella visione di Boncinelli all’inizio del ventunesimo secolo la scienza si presenta come l’elemento principale dello sviluppo umano ed è difficile, a mio parere, negare questa tesi che costituisce la base profonda della proposta occidentale e oggi sostiene il confronto tra Stati Uniti e Cina sul quale si articolerà probabilmente la prevalenza dell’uno sull’altro o sperabilmente la possibile intesa tra i due di unire gli sforzi per migliorare il mondo anziché competere per un primato distruttivo. Questa  collaborazione poterebbe portare a ulteriori sviluppi la scienza succeduta alla filosofia nella conoscenza della realtà. Sarebbe un bene per tutti.  Questo approdo mi sembra auspicabile per il benessere del pianeta che ha un estremo bisogno della scienza per migliorare la propria condizione e per dare nuovi spazi alla vita umana.

Ottobre 2018